Comincia così la nostra conoscenza di Pino Cuttaia che ha iniziato l'esperienza de' La Madia insieme alla moglie otto anni fa. E' stato lei lo stimolo principale a lasciare il Piemonte dove si era trasferito con la famiglia nell'82. Insieme hanno fatto anche due figli, quasi tre..
La tradizione sono i pistacchi nel pane..

.. da bagnare su un olio proveniente dalle campagne tra Licata e Palma di Montechiaro dove si estendono 50 ettari che l'azienda Mandranova destina ad olivicultura..

..la tradizione è anche il sale grosso delle saline siciliane, millenni di storia e cristalli grandi e trasparenti come diamanti..

..a tradizione è anche l'Inzolia, un'uva che in Sicilia cresce spontaneamente e che l'impegno degli uomini di questa Isola trasforma in vini conosciuti e bevuti nell'universo dell'enologia. Il sommelier de' La Madia, Vincenzo Corrente, licatese di 34 anni, di cui 19 trascorsi tra scuola alberghiera e sala, ci propone a tutto pasto un sapido inzolia in purezza, l'Halykas della Tenuta La Luna, il cui nome di origini greche tradisce la presenza degli antichi colonizzatori cretesi che riuscirono a "salvare la pelle" dalle successive dominazioni soltanto perché era famoso in tutto il Mediterraneo il loro vino. La raccolta delle uve viene eseguita in tre riprese a distanza di circa 20 giorni l'una dall'altra, al fine di mantenere elevato il contenuto zuccherino. E' forse proprio la sua alta gradazione, anche se da queste parte il vino si beve così, dovrebbe sconsigliarlo a tutto pasto, per quanto i suoi profumi, fruttati e persistenti, lo rendano piacevole ai sensi

Spetta al Maitre, Gaetano Galofaro di 46 anni, da sempre in sala ed originario della provincia di Ragusa, presentare un Merluzzo affumicato di Pigna e condito alla Pizzaiola, una pietanze che rivelerà il genio di Pino Cuttaia..


Il merluzzo viene affumicato su legno di Pigna delle colline licatesi, così acquista una croccantezza che lo rende somigliante alla carne, non perdendo però al suo interno quella morbida consistenza che è peculiare del pesce. Il condimento così come la presentazione del piatto non solo s'ispirano alla pizzaiola ma addirittura il sapore la richiama decisamente dalla memoria fanciullesca, amplificando quei momenti di felicità dell'eta spensierata e facendoceli rivivere, seppur per pochi attimi
"Anche a casa mia - riprende Pino - la pizzaiola di carne era una delle pietanza più frequenti. Ricordo come mia madre la curava con dedizione al fine di mascherare la carne che a me proprio non piaceva e che soltanto accompagnata dal contesto di sapori diversi, riusciva a farmela buttar giù.."
Insomma una bella pagina da "libro Cuore" ( anzi di Mastro Don Gesualdo, per rimanere tra le mura di Casa..), con le patate a fettine tipiche della pizzaiola tradizionale, riproposte in forma di patata schiacciata che diventa il letto dove trovano un esilio sicuro gli straccetti di merluzzo affumicati, i pomodorini datterini confit e piccole foglioline di basilico

Non potendo far assaggiare la pietanza ai lettori del blog, ho pensato di farmi fotografare con una espressione che potesse rappresentare il piacere che ho provato ad "immergermi" totalmente in questa pietanza

Pino non perde l'approccio un pò serioso che durante la serata ha mantenuto senza che però la conoscenza ne abbia risentito in negativo

Spiedo di polpo verace con passatina di ceci e salsa al rosmarino. Sia alla vista che al palato è una pietanza che ti spinge, anzi ti tuffa con violenti strattoni in pieno mercato della 'Vucciaria di Palermo, dove per strada ti fai largo tra i bollitori di polpo ed i friggitori di panelle (frittelle di ceci). Peraltro la veracità del polpo ( ci vuole una dentiera perfetta.. ) e la consistenza della farina di ceci ( peraltro presentata anche a cialda ) non tradiscono i brevi tempi di cottura della tradizione siciliana.. un altro gesto d'affetto di Pino alla sua Terra, interpretato con tecnica ( il polpo è cotto sulla griglia ) di livello assoluto

Ed ecco un piatto che ha reso noto Pino anche oltre i confini delle coste siciliane..

Cannolo di melanzana perlina con ricotta, pomodorino, ragusano e salsa di basilico..

La melanzana perlina è un ortaggio che potremmo definire di "nuova generazione", in quanto è derivato da recenti sperimentazioni finalizzate a migliorare la melanzana ragusana. La sua peculiarità è che riesce a mantenere le ottime caratteristiche organolettiche nonostante la sua forma longilinea che gli dona un'eleganza che tenta molti grandi chef con spiccato senso dell'estetica come Pino Cuttaia che l'ha riempita con una mousse di melanzane e ricotta fresca, avvolgendola con degli spaghettini ( che hanno reso felici il noto produttore di pasta De Cecco che ha inserito questa pietanza in una sua pubblicazione ), ponendogli ai suoi "piedi" un pomodorino datterino e sul "dorso" una fettina di ragusano ed una salsa di basilico a profumare e colorare di sicilianità ulteriore questo manifesto dell'arte gastronomica dello chef licatese

A proposito il menu prevedeva anche una proposizione di pesce di paranza ( dal nome di un tipo di barca da pesca ), nel caso una spigola selvaggia ( leggasi "non di allevamento" ) a conferma degli ottimi rapporti di Pino con i pescatori locali, i quali hanno in lui un valido riferimento per la vendita di pesci di grande freschezza e qualità commerciale. Il menu infatti prevede fissa la pietanza "pesce di paranza spadellato agli aromi con olio di basilico"

Sotto il pesce una patata con la funzione di "materasso" ed una salsa di pesto leggera.. a dire il vero la patata un pò ruba sapore alla spigola e la salsa di pesto non riusce a farsi "ascoltare", probabilmente il suo compito era soltanto estetico ed il piatto bruciacchiava le dita ( un pò salamandrato )

Questa foto per far capire che vi descrivo soltanto delle sensazioni che provo durante la degustazione e per tal motivo annoto per poi non dimenticarle..

Filetto di manzo lisciato all'olio di cenere. Trattasi di striscette di bovino adulto, cotte al barbacue ed insaporiti con profumo di timo selvatico delle campagne licatesi. Morbido e gustoso, così come le due patate, anch'esse cotte al barbecue. Dal punto di vista estetico una pietanza poco elegante, lontana dall'equilibrio estetico del cannolo di melanzana perlina o della cornucopia di ricotta che tra poco vi presento. Sembra più adatta alla portata principale di un film pulp al modo di Quentin Tarantino.. insomma caro Pino va bene l'omaggio al ritrovato piacere delle cotture al barbacue ( le cui ceneri una volta si diceva fossero cancerogene ), ma non dimenticare uno stile estetico che finora ti ha contraddistinto..

Pre-dessert: granatina di gelsi con foglietta di menta peperita..

..ho apprezzato!

Cornucopia, cialda di cannolo con crema di ricotta e marmellata d'arance..
2 commenti:
mi sono sentita in dovere :-) di andare a riguardare lo stile di scrittura di altri blog gastronomici per essere certa che il fatto di conoscerti non influenzasse il mio giudizio, estremamente positivo, sul tuo ultimo intervento. E sono sincera quando ti dico che quello che ho letto, scritto da altri, nn mi ha suscitato le stesse emozioni (sarò esagerata?)la stessa vividezza e l'approccio "culturale-sensoriale" - non saprei come definirlo diversamente - con cui descrivi le pietanze, l'atteggiamento quasi psicologico con cui tenti di capire lo stile dello chef. complimenti
m
Buonasera Benny, sono perfettamente d'accordo con l'amica m. Le sue descrizioni diventano sempre più dettagliate e e ci consentono di dare al cibo, anche quello di tutti i giorni, un altissimo valore. Ho notato, mi corregga se sbaglio, che lo chef Cuttaia forse è colui le cui proposte non si differiscono molto da quelle della tradizione siciliana se non eccezionalmente nella forma; ad es. il piatto condito "alla pizzaiola" con le patate schiacciate è identico alla pietanza preparata da mia nonna vent'anni fa, fatta eccezione naturalmente del merluzzo... è davvero commovente che i piatti poveri della mia infanzia
con i loro "forti odori" ed i loro "colori" adesso, riproposti, sono diventati al centro dell'attenzione anche dei cultori gastronomici preparati come lei. Gentile Benny continui così e soprattutto non smetta mai di trasmettere l'amore per l'arte gastronomica perchè leggendo i suoi articoli, inevitabilmente,ci si possa tuffare in un passato che più o meno sereno, in questo presente, lascia il posto alle sensazioni. Grazie
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