chiosa Kuaska. Ed il suo abbinamento sia con la prima che con la seconda ricotta si è rivelato molto interessante. Anche la ricotta, peraltro, rivelava una pannosità non comune alle altre ricotte, derivante dal latte particolarmente grasso delle vacche piemontesi, le quali, pur non essendo estremamente produttive come altre razze, donano un latte pieno di grassi. A ciò si aggiunge l'eccezionale qualità della loro alimentazione. Michelino infatti durante la stagione estiva porta la mandria a brucare su per i pendii delle Alpi Marittime. Lui e la sua stessa famiglia per meglio curare le vacche si sono trasferiti a Palanfrè, una frazione di Vernante con soli dieci abitanti, di cui otto della famiglia di Michelino.. Anche la tecnica casearia, ovviamente, esercita un peso specifico sul risultato finale della ricotta: in questo caso infatti è stato aggiunto un 10/15% di latte che l'ha resa ancora più pannosa e gradevole domenica 30 settembre 2007
Cheese 4, Con la birra di montagna il formaggio d'alpeggio ci guadagna
chiosa Kuaska. Ed il suo abbinamento sia con la prima che con la seconda ricotta si è rivelato molto interessante. Anche la ricotta, peraltro, rivelava una pannosità non comune alle altre ricotte, derivante dal latte particolarmente grasso delle vacche piemontesi, le quali, pur non essendo estremamente produttive come altre razze, donano un latte pieno di grassi. A ciò si aggiunge l'eccezionale qualità della loro alimentazione. Michelino infatti durante la stagione estiva porta la mandria a brucare su per i pendii delle Alpi Marittime. Lui e la sua stessa famiglia per meglio curare le vacche si sono trasferiti a Palanfrè, una frazione di Vernante con soli dieci abitanti, di cui otto della famiglia di Michelino.. Anche la tecnica casearia, ovviamente, esercita un peso specifico sul risultato finale della ricotta: in questo caso infatti è stato aggiunto un 10/15% di latte che l'ha resa ancora più pannosa e gradevole sabato 29 settembre 2007
Cheese 3, Il fantastico mondo delle birre belghe e dei suoi formaggi
Cheese 2, Belli Formosi British: Formaggi Inglesi dal Cheddar allo Stilton allo Stichelton e gli abbinamenti con il Sidro ed il Perry
L'Inghilterra è una grande nazione. Ma la sua gastronomia non è certamente all'altezza di questo popolo che ha fortemente influenzato l'età moderna e contemporanea. Tra i motivi della sua lenta evoluzione forse il più importante è legato alla mancata riforma agraria che ancor oggi vede le terre inglesi in mano a pochi, ricchissimi e non per questo efficienti, possidenti. Basti pensare infatti che il numero dei produttori (circa 400) aderenti al Consorzio del Parmigiano reggiano è non di poco superiore a quello di tutti i produttori (circa 300) di formaggio di tutta l'Inghilterra all'indomani della seconda guerra mondiale. Ma alcuni formaggi, opera dell'intelligenza degli eredi dei britanni, sono conosciuti ovunque per la loro peculiare bontà, come lo Stilton
Alcuni importanti personalità della gastronomia di Oltremanica come Juliet Harbutt, presidente del British Cheese Awards, interpretando le finalità di Slow Food promuovono la salvaguardia di alcune produzioni di formaggi inglesi che altrimenti non si salverebbero dall'estinzione. Così durante il Cheese, l'Harbutt con l'aiuto di Sandro Boschitto di Slow Food, ha presentato alcuni formaggi inglesi ed i loro tradizionali (e, del tutto, british) abbinamenti con il succo di mela e di pera, quest'ultimo con un alcolicità corrispondente a circa 7/8 gradi
La signora Harbutt ha presentato alcuni dei più buoni formaggi inglesi, la cui caratteristica, di quasi tutti, è quella di derivare da latte di vacca pastorizzato, compreso lo Stilton. Il famoso formaggio
erborinato che prende il nome dal luogo dove lo scrittore inglese Daniel Defoe nel 1727 raccontò nel suo "Viaggio attraverso l'Inghilterra ed il Galles" di averlo conosciuto. Viene prodotto soltanto da sette allevatori operanti nelle contee di Robin Hood, ossia il Nottinghamshire oltre che nel Derbyshire e nel Leicestershire. Gli inglesi usano degustarlo a fine pasto o nel primo pomeriggio accompagnandolo con il succo di mela. Ovviamente per gli inglesi, a differenza di noi italiani, i succhi di mela non sono tutti uguali, infatti la signora Harbutt ci propone un succo di mela piccola deliziosa ed un altro di mela verde della qualità discovery. La seconda, più asciutta ed astringente, forse legava meglio non solo con lo Stilton ma anche con lo Stilchelton. Quest'ultimo, da me preferito, non è altro che uno Stilton derivato da latte crudo e non pastorizzato e per questo non rientrante nel disciplinare del più famoso consanguineo.
Al palato, infatti, questo formaggio mostra maggiore persistenza, sentori speziati, odore di fieno ed animali. la pastorizzazione infatti, seppur agisce positivamente in termini d'igiene e salute pubblica, riduce drasticamente quei microorganismi tipici di un determinato habitat, ed in quanto tali unici e non riproducibili e che poi conferiranno ad un determinato formaggio quei sapori che nessun altro formaggio potrà mai riproporre. Non è casuale quindi la battaglia di Slow Food a favore del formaggio derivante da latte crudo.
Tra gli altri formaggi presentati dall'Harbutt il più famoso è sicuramente il Cheddar. Originario dall'omonima città nella contea del Somerset è il più antico e tradizionale dei formaggi inglesi. Quando non è prodotto su scala industriale e deriva da latte vaccino crudo, esprime sapori pannosi ed anche tostati e di nocciola nella versione stagionata. A caratterizzarlo la cosiddetta cheddardizzazione ossia la tipica procedura degli allevatori del Somerset che
consiste nel taglio a fette della cagliata, la susseguente pressatura per alcuni giorni ed infine la stagionatura per 24 mesi. Ma la Harbutt ci fa assaggiare una chicca ossia l'unico Cheddar fatto con latte di capra, un'autentico fenomeno della natura, prodotto da un unico allevatore inglese. Ovviamente il gusto è più acido ed al palato si percepisce una maggiore morbitezza. L'abbinamento ideale è con il Perry, il succo delle omonime pere inglesi, in particolare quello delle tre contee, presidio slow food. Più che un succo è un vino di bassa gradazione che accompagna bene qualsiai tipo di formaggio, in particolari quelli più dolci e pannosi. Una curiosità: nel contesto del movimento di riscoperta del Cheddar un'enorme notorietà è stata raggiunta da un giovane allevatore inglese, neanche trentenne, che ha fondato cheddarvision.tv, un sito che riporta l'immagine fissa di un Cheddar durante la sua fase d'invecchiamento
mercoledì 26 settembre 2007
Cheese 1, Verticale del Faro Palari dal 1999 al 2004 presso la Banca del Vino a Pollenzo, Salvatore Geraci
giovedì 6 settembre 2007
Teatro del gusto, attori, protagonisti e comparse...
In occasione dell’annuale Fiera Campionaria di Messina, evento che fa parte da decenni delle tradizioni cittadine, nella terrazza dell’ex Irrera a mare (fortunato ritrovo della Dolce Vita messinese degli anni ’60) dalla quale lo sguardo abbraccia lo Stretto di Messina, dalla Falce, alla Madonnina fino a Punta Faro, si alza ogni sera, per un totale di dieci serate, il sipario del Teatro del Gusto, un evento SlowFood, già proposto nelle ultime edizioni del Salone del Gusto di Torino e di SlowFish a Genova
Attori delle dieci serate del Teatro del Gusto il cui tema è, neanche a dirlo, il pesce, non solo alcuni tra i migliori chef siciliani, le cui interpretazioni delle tradizioni isolane hanno commosso e deliziato, ma anche docenti ed esperti in materia che snocciolano preziose informazioni.Il tema è il pesce, ma, come sempre accade quando promotore è Slow Food, l’occasione diventa propizia per lanciare importanti messaggi: i leitmotiv dell’evento diventano quindi “Mangiamoli giusti” in riferimento alle “giuste taglie” del pescato con relative misure in centimetri ( l’aragosta per esempio si misura dalla lunghezza della sua testa - detta carapace - e deve essere almeno 9 centimentri ) e, in particolare la sera del 13 agosto scorso, il pesce dimenticato, una proposta concreta di pesca eco – sostenibile
Sul palco attorno a pochi candidi tavoli finemente arredati da uno degli sponsor della serata, (un appunto, il candelabro a bracci che impediva una “lineare” conversazione vis a vis) un istrionico Saro Gugliotta, fiduciario di Slow Food Valdemone, si muove con maestria e grande carica comunicativa. Una cucina attrezzata e spaziosa, una cornice d’eccezione (lo Stretto di Messina), refoli di brezza marina e il pungente odore del mare completano la scenografia del Teatro del Gusto
Ospiti di Slow Food e di Saro Gugliotta sono Giacomo Zagami, docente universitario di Ecologia del plancton e il dottor Santo Morabito, responsabile del servizio dietetico dell’Azienda Ospedaliera Piemonte nonché presidente dell'Associazione dei dietologi di Sicilia che illustrano, sollecitati e guidati dall’abile presentatore, tipologia, caratteristiche e proprietà organolettiche del pescato dello Stretto di Messina
Il fondale marino dello Stretto di Messina è molto profondo, si presenta simile ai ripidi, rocciosi versanti di una catena montuosa ed ha una forma ad imbuto; le sue caratteristiche geo – morfologiche lo rendono unico, come spiega Giacomo Zagami, e rendono uniche anche flora e fauna, tipicamente mediterranee da un lato e con “incursioni atlantiche” dall’altro, favorite dalla presenza di forti correnti che garantisco plancton a volontà ed acque sempre pulite.Una cospicua presenza di pesce azzurro caratterizza questo tratto di mare, varie specie cosiddette pelagiche perché vivono lontano dalle coste in profondità.
Abbandonata per qualche minuti la postazione al tavolo Saro Gugliotta si dirige in cucina dove lo attendono i veri protagonisti di questa prima parte dello spettacolo, il laboratorio del gusto che coniuga informazione e degustazione. Ad attenderlo Nunzio Micali del ritrovo messinese "Sala Ausilia"
in compagnia di un bel esemplare di Auxis Thazard detto anche tonnarello o pisantuni
Giacomo Zagami ci informa che il pisantuni arriva al massimo a 50 cm di lunghezza e un chilo circa di peso; rassomiglia molto ad uno Sgombro per la forma slanciata del corpo e la presenza di striature blunero su fondo grigio-azzurro o blu scuro nella metà posteriore del dorso. Si pesca soprattutto tra giugno e settembre.E’ un cosiddetto pesce azzurro, categoria che racchiude i pesci “poveri” ossia con un prezzo di mercato inferiore rispetto ad altre specie e quindi snobbato spesso anche dai pescatori che lo ributtano in mare.
Il pesce dimenticato, appunto.
Mentre la platea ascolta interessata, lo chef Nunzio Micali è già all’opera ed invitanti aromi iniziano a stuzzicare l'olfatto ed il palato
Un ultimo contributo, infine, di Santino Morabito, esperto dietologo, che ci illustra i benefici di una dieta ricca di pesce. Il pesce infatti oltre ad un elevato valore nutritivo è ricco di omega 3, acidi grassi polinsaturi che svolgono un’azione benefica su cuore e circolazione. Particolare attenzione bisogna prestare ai metodi di cottura: infatti le proprietà organolettiche, le capacità nutritive e l'apporto calorico variano di molto secondo il metodo usato. Contrariamente a quanto si crede Morabito non inorridisce di fronte alla domanda se la frittura sia o meno contemplata in una dieta equilibrata. “Tutto dipende dalla temperatura dell’olio” avverte.Più è alta, più la frittura è pesante e dannosa per l’organismo.
Dopo l’attenta e dettagliata presentazione da parte di Saro Gugliotta, arriva il momento della degustazione: Pasta alla ghiotta di pisantuni e pisantuni ca’ cipuddata