lunedì 4 giugno 2007

Storie di capperai. Diario di Salina

Salvatore Famularo aveva 12 anni quando il padre gli affidò la cura di quei pezzi di terra di Salina che appartenevano al nonno ed al nonno di suo nonno. Da allora sono trascorsi 19 anni e Salvatore continua ogni mattina ed ogni sera ad accudire quelle piccole piante, da cui nascono fiori bellissimi ornamentali. Ma il ritorno economico è dato dal commercio dei boccioli floreali ( i capperi così come li troviamo nella nostra dispensa) e dai frutticini giovani, chiamati cucunci, lavorati sott'aceto e molto graditi a corredo degli aperitivi milanesi. Ad aiutare Salvatore la moglie Loredana e la madre Nunziatina che insieme hanno ospitato i partecipanti al Laboratorio sul cappero organizzato in occasione della terza edizione di Salina Isola Slow Food.
Dopo la loro raccolta, ai capperi viene aggiunto il sale marino nella misura del 30% del loro peso, ogni giorno i capperi vengono rimescolati, fin quando il loro colore - dopo circa un anno - non raggiungerà quella tonalità di verde militare che dimostrerà che sono pronti per essere confezionati e distribuiti.
Marco Maxia è un perito agrario che dopo aver trascorso delle importanti esperienze lavorative in Inghilterra è tornato a casa, a Selargius 5 chilometri da Cagliari. Ha chiesto a molti di affidargli dei terreni abbandonati ed ha cominciato a coltivargli Capperi. A credere in lui, il padre Giovanni e la madre Giuseppina. E con loro anche la moglie Manuela. Ma i capperi di Selargius non sono come quelli di Salina, sono più piccoli, pesano un terzo ed i rami producono in media sei fiori cadauno contro i venti di Salina. Così Marco, 31 anni come Salvatore il capperaio di Salina e che, come quest'ultimo, ha dato alla sua prima figlia il nome della terra e della fecondità: Gaia, si è scervellato per far quadrare i conti, lavorando di fantasia, forse l'unica qualità che unisce davvero gli italiani di tutte le regioni. Ed ecco i patè di capperi, i capperi sott'aceto ed altri semilavorati che oggi fanno bella nostra di se sugli scaffali delle botteghe dedicate ai gastronomi.

1 commento:

marcella candido cianchetti ha detto...

molto interessante bona iunnata